06 novembre 2015

Attacco all'Eucaristia


Cari membri del Cammino Neocatecumenale,


Dopo aver servito voi per dieci anni, celebrando due Sante Messe con voi ogni sabato sera, e anche tante celebrazioni penitenziali, vorrei offrirvi una meditazione offerta da un Sacerdote, Père Laurent Larroque, a più di 200 sacerdoti e più di 10 vescovi negli Esercizi Spirituali Internazionali del Movimento Sacerdotale Mariano, a Collevalenza – Santuario dell’Amore Misericordioso (di Madre Speranza), 21-27 giugno 2015.
Si può considerare questa meditazione come una continuazione del mio articolo:
La Messa Neocatecumenale”:







L’Attacco Sottile e Potente all’Eucaristia






GESÙ NELL'EUCARISTIA (1)


Nella mia prima circolare (anno 2014), dicevo, riprendendo il pensiero di don Stefano, che siamo davanti a quattro problemi contro Gesù nell'Eucarestia, problemi che si possono anche chiamare attacchi contro Gesù nell'Eucarestia: veri attacchi e non solo problemi, nel corso dei tempi che viviamo: 1) contro la presenza reale di Gesù nell'Eucarestia; 2) di conseguenza, contro i segni attorno a Gesù nel Tabernacolo, segnati da grande trascuratezza, e contro i tempi di adorazione pubblica di Gesù Eucaristia nell'ostensorio, segnati da grande scarsità; 3) contro la Comunione eucaristica in stato di grazia, con un dilagare crescente di Comunioni in stato di peccato mortale, commettendo così sacrilegi contro Gesù Eucaristia; e infine 4) molto sottile ma molto determinato, contro lei natura sacrificale della Messa.


In contrattacco, la Madonna, nel suo Libro, per aiutarci ad essere il piccolo gregge dei fedeli nella vera fede in Gesù Eucaristia, compie, mi sembra, tre cose: 1) Ci apre gli occhi su questa crisi nei quattro settori: 2) Ci dà la soluzione con i suoi tre bellissimi messaggi eucaristici, "di una bellezza incomparabile", come soleva dire don Stefano: la soluzione è l'adorazione, nell'attesa del ritorno di Gesù nella Gloria; e, appunto, 3) Ci apre il cuore alla speranza, facendoci capire quanto il vicino ritorno di Gesù nella gloria sarà anche, ed è molto logico, la glorificazione della sua Presenza reale nella Eucaristia.


In queste mie quattro meditazioni, riprendo con voi questi tre aspetti. Da più di un anno sto girando il mondo, con grande gioia, per parlare di queste cose e ho avuto modo di approfondirle sempre di più, citando quasi sempre gli stessi messaggi. Prima cito e poi commento.




Presenza reale


“… il mio Cuore di Mamma viene nuovamente lacerato dal vedere come, anche fra i Sacerdoti, si diffondono dubbi sulla divina presenza di mio Figlio Gesù nel mistero dell’Eucaristia. E così si propaga l’indifferenza verso il Sacramento Eucaristico, si spegne l’adorazione e la preghiera, aumentano ogni giorno i sacrilegi di chi vi si accosta in stato di peccato mortale. Purtroppo anche fra i Sacerdoti aumentano coloro che celebrano l’Eucaristia e non vi credono più. Da alcuni di essi si nega la presenza reale di mio Figlio Gesù; da altri la si vuole limitare al solo momento della celebrazione della santa Messa; da altri ancora la si riduce ad una presenza solo spirituale e simbolica. Questi errori tendono a diffondersi, nonostante la dottrina sia stata chiaramente riaffermata dal Magistero, soprattutto dal Papa. Verrà il tempo in cui, purtroppo, questo errore sarà ancor più seguito; nella Chiesa quasi si spegnerà il profumo della adorazione e del santo Sacrificio. Giungerà così al culmine quell’abominio della desolazione che è già entrato nel Tempio santo di Dio.” (24 dic. 1977)


Alcuni sacerdoti negano la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. Sono divenuti protestanti, anche se hanno ancora un posto nella Chiesa cattolica. Altri, più sottilmente, credono nella presenza reale, ma soltanto per la durata della Messa! L’altro giorno, in Costa Rica, stavo lì a dare la mia meditazione davanti a un gruppo di Apostoli del Movimento, e una delle suore che ci ospitavano e che ascoltava, si alza per dare la sua testimonianza: c'è tale tipo di gruppo di preghiera, che potrebbe essere anche un potente movimento nella Chiesa, che dà veramente l'impressione di essere rientrare in questo caso... Sembra che non hanno mai bisogno di celebrare in una chiesa; e anche se celebrarlo in questa cappella dove c'è il Santissimo, sembra che non ne tengano conto. Portano la loro tavola, che mettono davanti all'altare; portano il loro proprio tipo di pane azzimo, e alla comunione, consumano sempre tutto senza mai nessuna riserva di Ostie consacrate da porre nel Tabernacolo. Non solo non fanno mai uso del Tabernacolo, ma anche se c'è, la suora deve ripetere loro: "guardate, qui, c'è il Santissimo, per favore, un minimo di gesti di attenzione...".


"Apriamo gli occhi, fratelli miei - ho detto ai fedeli un po' dappertutto - perché sembra veramente che dilaghi molto in tutta la Chiesa questo modo di fare, che pare corrispondere all'eresia di cui parla la Madonna: alcuni riducono la Presenza reale solo alla durata della Messa...".


Altri riducono la presenza di Gesù a una presenza solo spirituale e simbolica. Come se Gesù avesse detto: "questo è il simbolo del mio Corpo". Gesù, che è la Parola di Dio, e che sta per morire, dandoci la testimonianza suprema del suo Amore e della sua Potenza, avrebbe potuto dircelo, se sapeva che era solo sua presenza simbolica! "Questo è una cosa troppo incredibile da credere, amici miei, allora non temete, ve le dico subito: questo è solo una presenza simbolica mia in mezzo a voi”! Invece no! Gesù, Parola di Dio, non ha detto così; ha detto: "Questo è il Mio Corpo".


Già Egli aveva scandalizzato tutti per annunciare che avrebbe dato la propria carne da mangiare e il suo sangue da bere... La Parola di Dio in Persona sa che cosa dice, no? "lo, il Signore, dico e faccio", come dice in Ez 37,14, quando risuscita tutta una schiera di morti. E’ l'Onnipotente! Non c'è limite alla sua potenza di fare come dice! Così già alla creazione: "che sia fatta la Luce! E fu fatta la Luce". "Questo è il mio Corpo!" E questo è il suo Corpo. "Le mie parole sono spirito e vita". Se qualcuno è piccolo, entrerà nel mistero; se è un grande sapiente e un intelligente, gli sarà nascosto il mistero.


Mi piace citare qui la strofa dell’“Adoro te devote, latens Deitas": Visus, tactus, gustus, in te fallitur; -- Sed auditu solo tuto creditur: Credo quidquid dixit Dei Filius -- Nil hoc verbo veritatis verius. Il vedere, il toccare, il gustare non servono li niente davanti a Gesù Eucaristia; ma avendo sentito con le orecchie, io credo tutto: sì, veramente, anche se non sento niente con gli altri sensi, io credo tutto con il sentire il suono della Parola del Figlio di Dio, Verbo incarnato che ha detto: "questo è il Mio corpo". Non c'è parola più vera che questa parola del Figlio di Dio. E’ una certezza assoluta. Anche se si va contro la dittatura attuale del relativismo, dove si dice che non è possibile avere delle certezze assolute (relativo è il contrario di assoluto). In questa dittatura, colui che ha delle certezze assolute può essere accusato di fanatismo... Nil hoc verbo veritatis verius! E’ una gioiosa certezza assoluta! Anche se devo morire martire sotto questa dittatura!


"Ridurre la presenza di Gesù a una presenza solo spirituale e simbolica" viene dal razionalismo (nato, come spiega Maria nel suo Libro, come conseguenza dei protestantesimo): volere mettere la religione nei limiti della ragione. Volere spiegare la Parola di Dio con le sole forze della ragione umana; forza molto bella, ma molto limitata per capire l'infinito mistero di Dio: come - così don Stefano - non si può mettere l'oceano in una vasca da bagno! Il razionalismo procede dalla superbia, ed è, come spiega Maria, l'atteggiamento meno indicato per avvicinarsi al mistero di Dio, e specialmente al mistero di Dio nasco­sto, la "manna nascosta", l'Eucaristia. Poi continua la Madonna:
Questi errori tendono a diffondersi, nonostante la dottrina sia stata chiaramente riaffermata dal Magistero, soprattutto dal Papa.”


Nel 1977 il Papa è il Beato Paolo VI. Aveva pronunciato una bellissima «Professione di Fede», il «Credo del Popolo di Dio», nella festa dei Santi Pietro e Paolo, 29 giugno del 1968. E Maria ci ha detto così:
«Recitate spesso la professione di fede, composta dal mio primo figlio prediletto Papa Paolo VI (29 giugno 1968) in previsione di questi difficili momenti». (3 dic. 1986, 340,h)


Non solo “leggetela al pieno una volta nella vita", ma "recitate spesso" questa professione di fede di Paolo VI, perché non solo è la pura dottrina della fede, ma di più, cerca di smascherare gli errori del no­stro tempo, specialmente il razionalismo, che ha portato al soggettivismo e al relativismo (che è diventato oggi questa "dittatura del relativismo" come ha detto il Card. Ratzinger la vigilia della sua elezione).


Forse devo qui dare la definizione di questi concetti:
Soggettivismo = la verità non può essere oggettiva, viene data solo in parte al soggetto umano, all'uomo limitato nella sua capacità di capire; non c'è verità oggettiva, ma solo opinioni diverse (da rispettare per tolleranza...); dunque non c'è una Rivelazione di Dio valida per tutti; ciascuno dunque si deve arrangiare con questa Rivelazione.
Relativismo = non si può dire che c'è una verità assoluta; la verità è conosciuta solo in parte, e chi dice che essa può essere conosciuta con certezza va denunciato come un pericoloso fanatico (nessuna tolleranza per i nemici della tolleranza! - dittatura del relativismo).


Io riporto qui (senza leggere tutto) i due chiari paragrafi di Papa Paolo VI sull'Eucaristia nella sua "Professione di Fede":
Noi crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell’ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale (Cfr. Dz.-Sch. 1651) (https://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/homilies/1968/documents/hf_p-vi_hom_19680630.html).


Pertanto Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino (Cfr. Dz-Sch. 1642, 1651-1654; Paolo VI, Enciclica Mysterium Fidei), proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci all'unità del suo Corpo Mistico (Cfr. Summa Theologica 111, 73, 3).


L'unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso nel Cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal Sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il Sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell'Ostia santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è reso presente dinanzi a noi».




Tabernacolo


Ci sono qui dei punti che devo sottolineare: dice Papa Paolo VI: "il tabernacolo è il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese"... Quanto fa soffrire allora questa moda oggi molto diffusa di porre Gesù Eucaristico non più solamente in un angolo della chiesa, ma ancor più: porlo fuori della sua chiesa, in una cappella della adorazione, con la scusa di proteggerlo e adorarlo meglio! Non è vero!
Per me questa moda - che non si sa da dove viene -, questo modo di mettere Gesù al lato, è il mistero dell'anticristo in atto: volere Gesù fuori della sua chiesa per mettersi al suo posto. Non si può entrare in certe chiese senza avere questa pessima impressione "hanno tolto Gesù per mettere l'uomo al suo posto!". E di fatto, mentre il tabernacolo è introvabile nelle chiesa, perché è in una cappella all'ingresso della chiesa, quasi fuori della sua Chiesa, si vede invece il seggio del celebrante come un trono di pietra, in alto su basi solide, come per dire: adesso l'uomo regna nella Chiesa, e la pietra di base, cioè il tabernacolo, è stata scartata dai costruttori. E il tempio di Dio si trova vuoto di Dio stesso! Una volta sono anche entrato in una chiesa, vuota del suo tabernacolo. Cercandolo, entro nella sagrestia, e lì in fondo, dov'è scritto "uscita", ho trovato finalmente la piccola cappella del Santissimo. Per me fu tutto un simbolo per dirmi: "ti hanno fatto fuori della tua Chiesa, o Gesù!". Dovevo incontrare l'arcivescovo della città, e non ho potuto non parlargli di questa moda nella chiesa. Mi ha risposto: si. è vero, non capisco nemmeno io questa moda, che va contro le disposizioni della disciplina eucaristica della Chiesa, scritte nella Istruzione della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti «Redemptionis Sacramentum», del 25 marzo 2004. Allora sono andato a verificare, e di fatto è detto così:


[130.] “ “Secondo la struttura di ciascuna chiesa e le legittime consuetudini locali, il Santissimo Sacramento sia conservato nel tabernacolo in una parte della chiesa di particolare dignità, elevata, ben visibile e decorosamente ornata”, nonché, in virtù della tranquillità del luogo, dello spazio davanti al tabernacolo e della presenza di panche o sedie e inginocchiatoi, “adatta alla preghiera".” Cfr. anche CIC 938,2: “Il Tabernacolo... sarà posto in un luogo... notevole, visibile, ornato con decoro, idoneo alla preghiera”. Dunque non una chiesa dove si deve passare dalla sagrestia, con la parola "uscita", per finalmente trovare Gesù nel Tabernacolo... la Madonna dice:
Gesù nella Eucaristia tornerà ad essere il centro delle vostre riunioni ecclesiali, perché la Chiesa è il suo tempio, la sua casa che è stata costruita, soprattutto, perché possa rifulgere in mezzo a voi la sua divina presenza. Figli prediletti, purtroppo in questi tempi la tenebra ha oscurato anche il Tabernacolo: attorno vi è tanto vuoto, tanta indifferenza, tanta negligenza Ogni giorno aumentano i dubbi, le negazioni e i sacrilegi.
Il Cuore Eucaristico di Gesù è nuovamente ferito dai suoi, nella sua Casa, nello stesso luogo ove ha posto la sua divina dimora fra voi.
Tornate ad essere gli adoratori perfetti, i ministri ferventi di Gesù Eucaristico che, per mezzo di voi, ancora si rende presente, ancora si immola e si dona alle anime. Portate tutti a Gesù nella Eucaristia: alla adorazione, alla comunione, ad un amore più grande (14 giugno 1979)
Gesù oggi viene circondato dal vuoto, formato specialmente da voi Sacerdoti che, nella vostra azione apostolica, girate spesso inutilmente e molto alla periferia, andando verso le cose meno importanti e più secondarie, dimenticando che il centro della vostra giornata sacerdotale deve essere qui, davanti al Tabernacolo, dove Gesù è presente e viene custodito soprattutto per voi.
È circondato anche dalla indifferenza di tanti miei figli, che vivono come se Lui non ci fosse, e, quando entrano in Chiesa per le funzioni liturgiche, non si accorgono della Sua divina e reale presenza fra voi.
Spesso Gesù Eucaristico viene messo in un angolo sperduto, mentre deve essere posto al centro della Chiesa, deve essere posto al centro delle vostre riunioni ecclesiali, perché la Chiesa è il Suo tempio, che è stato costruito prima per Lui e poi per voi.
Amareggia profondamente il mio Cuore di Mamma il modo con cui Gesù, presente nel Tabernacolo, viene trattato in tante chiese, dove è riposto in un cantuccio, come fosse un oggetto qualsiasi da usare per le vostre riunioni ecclesiali.” (8 agosto 1986)




Sacrilegi


Aiutate tutti ad accostarsi a Gesù Eucaristico in maniera degna, con il coltivare nei fedeli la coscienza del peccato, con l’invitarli a presentarsi alla Comunione sacramentale in stato di grazia, con l’educarli alla confessione frequente, la quale diventa necessaria, a chi si trova in peccato mortale, per ricevere l’Eucaristia.


Figli prediletti, fate argine al dilagare dei sacrilegi: mai come in questi tempi si fanno tante comunioni e in maniera tanto indegna. La Chiesa è intimamente ferita dalla diffusione delle Comunioni sacrileghe. È giunto il tempo in cui la vostra Mamma Celeste dice: basta.” (14 giugno 1979)


Giovanni Paolo II, in Ecclesia de Eucharistia, 36, cita San Paolo e San Giovanni Crisostomo (http://www.vatican.va/holy_father/special_features/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_20030417_ecclesia_eucharistia_it.html):
«Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice» (1 Cor 11,28). San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: « Anch'io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi».


E poi il Papa cita il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 1385; l'ho già citato nella mia prima circolare): « In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: « Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione ». Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, « si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale"».


Che cosa ha detto san Paolo? «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice, perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,28-29).


Il Concilio di Trento concretizza questa severa ammonizione di San Paolo dicendo che non ci si può comunicare in stato di peccato mortale, se no, non solo non si riceve nessuna grazia, ma si commette un peccato di più, quello del sacrilegio. E il Papa Giovanni Paolo II, con coraggio, dice: «desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma» secondo la quale "si deve premettere la con­fessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale".


E’ vero che al livello pastorale, dobbiamo dire queste cose con cautela, con amore, per non far fuggire la gente, o per non farsi bastonare da qualche autorità della chiesa, che potrebbe accusarci di essere pastori cattivi e rigoristi. Io ho imparato per esempio ad avvertire la gente appena prima della comunione, per non prendere la gente a rovescio psicologicamente, senza lasciare il tempo di riflettere per conto loro: se devo parlare di queste cose è perché sento che ce ne sono tanti che potrebbero accostarsi alla comunione mentre sembrano così lontano dalla Chiesa, allora parlo di queste cose all'omelia, con chiarezza, senza essere troppo vago, se no, non capiscono niente, ma anche con carità per fare capire il mio punto di vista.


Poi l'enciclica prosegue (n° 37): «L'Eucaristia e la Penitenza sono due sacramenti strettamente legati». Così io leggo l'ingiunzione di Gesù a Pietro: «Se io non ti lavo, tu non avrai parte con me» (Gv 13,8), cioè: Se non c'è la confessione, non ci può essere la comunione. Soprattutto se uno dice: "io mi confesso direttamente a Dio”! Ah si? Allora vai a comunicare direttamente a Dio!


Poi c'è il problema dei divorziati già sposati in chiesa che vorrebbero accostarsi alla comunione. Sappiamo che se vogliono comunicare, o ci vuole prima una dichiarazione ufficiale, canonica, della nullità di un matrimonio precedente, o si deve vivere come fratelli e sorelle... cioè intraprendere un cammino di penitenza. Sarebbe la linea evangelica, perché nel Vangelo su questo problema Gesù è stato molto chiaro: chiama adulterio il secondo matrimonio (Mc 10,11-12). Nella Familiaris Consortio Papa Giovanni Paolo già da tempo (1981) ha dato dei paragrafi chiari ed evangelici su questo tenta (no. 84):
«La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.


La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, “assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi"».


Dunque, ci sono delle situazioni soggettivamente differenti, con gradi di colpevolezza o di giustizia, che devono essere presi in considerazioni da noi, pastori; però, spero che la legge, che è la stessa per tutti, sia chiara almeno per noi sacerdoti. Situazione soggettiva non deve diventare soggettivismo, cioè come se fosse lasciato alla mia discrezione di sacerdote la possibilità di dare o meno la comunione, in segreto, per esempio. La situazione dei divorziati risposati è oggettivamente una situazione che rende impossibile la comunione eucaristica, anche se sono molto bravi per altri aspetti.


"Vige e vigerà sempre nella Chiesa questo tipo di norma" dice San Giovanni Paolo II: non si può cambiare la sostanza dei sacramenti dell'Eucaristia e del Matrimonio. Non è la Chiesa che deve convertirsi al mondo, è il mondo che deve convertirsi e credere al Vangelo.




Dimensione sacrificale della Messe


Sono sempre accanto a voi quando celebrate il Sacrificio della Santa Messa, che rinnova quello compiuto da Gesù sulla Croce.
Con Gesù che, per mezzo di voi, compie oggi il suo Sacrificio, lo sono sempre accanto ad ogni Altare per offrire con voi al Padre celeste, sul mio Cuore Immacolato, la Vittima preziosa della nostra redenzione.
Oggi è necessario mettere in maggiore luce il valore della Santa Messa come Sacrificio che rinnova, in maniera incruenta ma vera, quello compiuto da Gesù sul Calvario.” (5 luglio 1984)


"Oggi è necessario mettere in maggiore luce il valore della Santa Messa come..." cena? o come Sacrificio? Da 50 anni, i catechismi che ho avuto modo di utilizzare in Francia, tutti senza eccezione valorizzano l'aspetto di cena e minimizzano fino alla scomparsa totale la dimensione sacrificale della Messa. Già 20 anni fa, facendo un corso alle catechiste, avevo preso il CCC sull'Eucaristia, che sviluppa come è giusto la dimensione sacrificale della Messa, e ho avuto delle catechiste che si sono ribellate perché non parlavo abbastanza della messa come momento fraterno e festivo... Riprendo Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 10, citato nelle due mie circolari:
«Si aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento. Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del Mistero eucaristico. Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno».


E questo si vede purtroppo molto spesso. Tutto sembra combinato per fare della Messa un tipo di "one-man-show" del celebrante, con tanti interventi che prolungano molto la Liturgia della Parola, qualche volta molto rumorosi, per poi ridurre il momento della Consacrazione al minimo. Mi sembra strano anche il fatto di alcuni celebranti che, dopo le parole della Consacrazione, non alzino l'ostia sopra di loro: solo alla loro altezza, come per dire che Gesù Eucaristia non è da elevare tanto... E poi talmente in fretta che sembra veramente che si vuole maltrattarlo... Ma non si deve giudicare; alcuni potrebbero fare lunghe genuflessioni ed essere dei puri attori di cinema...


Se si perde la dimensione sacrificale della Messa, allora si perde la dimensione sacrificale del Sacerdozio, e del Battesimo.


Se la Messa non è più il Sacrificio di Gesù, allora non è più il centro della vita del Sacerdote, che deve vivere, come ha promesso alla sua ordinazione, conformando la sua vita alla Croce del Signore, cioè facendo della Messa il centro della sua vita sacrificata per Gesù e per le anime. Se per il Sacerdote non è più il modo di dire con Gesù "questo è il mio corpo sacerdotale offerto nello stesso momento e nello stesso movimento dell'offerta di Gesù al Padre suo", allora tutto è vuoto di senso. E’ l'abomino della desolazione.


Se la messa non è più il Sacrificio di Gesù, allora non è più il centro della vita del battezzato, del cristiano, l'offertorio non è più offrire la sua vita con Gesù... Qualche volta si vedono all'offertorio delle danze, portando tutti i frutti della terra; va bene, però, ho paura che questo sia fatto perdendo di vista il vero senso dell'offertorio, dell'unione della nostra vita al Sacrificio di Gesù.


Ogni vita è una Messa, e ogni anima è una ostia, diceva Marthe Robin. Questo non si può perdere di vista senza perdere tutto il cristianesimo. Cioè sarebbe l'abominio della desolazione.


Penso alla scena di Isacco che va col padre Abramo verso il luogo del sacrificio (Gn 22): "Padre", dice lui. "Sì, figlio mio, dimmi" "Io vedo bene il legno per il fuoco, e il coltello... Ma non vedo l'agnello per il sacrificio...". Allora si può immaginare il povero padre che alza gli occhi angosciosi al Cielo chiedendo l'aiuto di Dio... Ed io immagino che si attua allora la parola che dirà un giorno Gesù: "Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò" (Gv 8,56). Allora si gira verso il figlio: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!". Sarà Gesù... Ed ecco che arriva finalmente Giovanni Battista, dopo tanti secoli, mostrando Gesù: “Ecco l'agnello di Dio, ecco l'agnello promesso, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Gv 1,29).


Noi diciamo al Gloria e un po' prima della Comunione: «Agnello di Dio, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi...». Qualche volta siamo talmente abituati a queste parole che non badiamo più a chi stiamo parlando... Gesù, l'Agnello di Dio preannunciato dal Padre da tanti secoli, «predestinato già prima della fondazione del mondo», come dice san Pietro (1Pt 1,20), è colui che si dà a noi nel sacrificio di Se stesso in ciascuna Messa. E l'Ostia consacrata è ostia perché vuol dire vittima. Non è un tipo di pane...


E noi, sacerdoti, che cosa diciamo, allora? Siamo dei nuovi Giovanni Battista: prendiamo l'ostia e diciamo: "Eccolo! Ecco l'Agnello di Dio stabilito prima del mondo per mantenere il mondo nell'esistenza, ecco colui che con il suo Sacrificio redime il mondo”; senza di lui, senza la Messa, senza il sacerdote, il mondo non ha più nessun senso, nessuna ragione di esistere ancora! E che cosa dice ancora Giovanni Battista? "O umanità, io ti chiamo, vieni al tuo Sposo. Chi ha la sposa è lo Sposo divino. Chi ha la sposa, cioè l'umanità, è lo Sposo, cioè Gesù, Dio che è venuto a sposare l'umanità. Ma io, sacerdote, sono l'amico dello Sposo, ed esulto di gioia nell'ascoltare la voce dello Sposo, quando chiama l'umanità a dirgli di sì, per divenire la sua Sposa. (Perché non si può avere un matrimonio senza un sì reciproco).


Il sì di Gesù è la sua Incarnazione fino al dono di sé sulla Croce. Il sì dell'umanità è la fede in Lui, nel Suo Amore totale e fedele. E questo lo fa essendo l'Agnello immolato per la Redenzione del mondo. Ed è questa la mia gioia, dice Giovanni Battista (Gv 3,29); ed è la mia gioia, dice il sacerdote, portare l'umanità al Suo Sposo mediante la fede, e la mia gioia è completa così: specialmente quando mostro all'umanità, che si tiene qui davanti a me alla Messa, l'Ostia consacrata dicendo alla Sposa: ecco, io l'amico dello Sposo, ti dico che sei beata per le tue nozze con Gesù: ecco l'Agnello di Dio, beati gli invitati al grande eterno banchetto delle Nozze dell'Agnello! Ed io, sacerdote, trovo la mia gioia completa così, nel mio essere amico dello Sposo. Non ho bisogno di andare a trovare altre gioie nel mondo, nel piacere al mondo, nel cercare la vana gloria del mondo, o ancora nell'alcol, o nei divertimenti, nelle compensazioni diversamente lecite o totalmente fuori strada... La mia gioia è completa a essere un nuovo Giovanni Battista che mostra l'Agnello di Dio, fino alla testimonianza suprema.


Poi aggiungo, come diceva don Stefano: non meravigliatevi se Satana è riuscito a vagliarvi, a mordere il tallone di Maria che siamo noi, facendoci cadere nelle sue insidie. Non scoraggiatevi. Venite alla confessione e ripartite più sicuri della misericordia dell'Amico nostro, per essere ancor più misericordiosi nei confronti delle nostre pecore.


Tutto questo per dirvi che alla Messa, come Sacrificio, noi viviamo il nostro proprio mistero, invitando tutti alle Nozze dell'Agnello, e trovando la nostra gioia nel sacrificio di noi stessi insieme a Lui: "La umanità ti appartiene, Gesù; tu me l'hai affidata, però, tu deve crescere nel loro cuore, e io invece diminuire, nella gioia di vedere l'umanità andare a te" "Oggi è necessario mettere in maggiore luce il valore della Santa Messa, (il valore del Sacerdozio, il valore del Battesimo) come Sacrificio".


Nella Eucarestia Gesù Cristo è realmente presente col suo Corpo glorioso e la sua divinità. Allora la massoneria ecclesiastica, in tante e subdole maniere, cerca di attaccare la pietà ecclesiale verso il Sacramento della Eucarestia. Di essa valorizza solo l’aspetto della Cena, tende a minimizzare il suo valore sacrificale, cerca di negare la reale e personale presenza di Gesù nelle Ostie consacrate.
Per questo si sono gradualmente soppressi tutti i segni esterni, che sono indicativi della fede nella presenza reale di Gesù nella Eucarestia, come le genuflessioni, le ore di adorazione pubbliche, la consuetudine santa di circondare il Tabernacolo di luci e di fiori.” (13 giugno 1989)


Grazie, Maria, di aprirci gli occhi su questi problemi: non sono questioni di gusto o sensibilità liturgica nella Chiesa; no, sono un vero attacco contro l'Eucaristia, tutte queste mode di mettere Gesù da parte; di mettere il tabernacolo a lato e spesso più basso della sede del celebrante (che è messa spesso al centro, grande e grossa come per un principe); di fare le ostie brune invece che bianche; (li farle friabili invece che compatte, con sempre tanti frammenti di cui nessuno si cura; di prendere ostie grandi che poi bisogna dividere, con tanti inconvenienti. Poi io soffro, in tante Messe che vivo girando il mondo, della semplificazione sistematica dell'offertorio, o delle purificazioni dopo la comunione: anche li, un modo di disprezzare i segni di rispetto a Gesù Eucaristico. Bisognerebbe rileggere bene e ubbidire alla Redemptionis Sacramentum della Congregazione per il Culto Divino, 2004.


Se uno vuole farla rispettare: genuflessioni ecc., si fa facilmente etichettare di tradizionalista, integralista, di ritardato, di retrogrado... Ci vuole il Difensore per non lasciarsi turbare da tutte queste accuse!


Sapete che accusatore si dice satana nella bibbia; che Difensore (Avvocato della difesa) è il nome che Gesù dà allo Spirito Santo nel discorso dopo l'ultima cena, quando annuncia l'odio del mondo contro i discepoli... Non si tratta più di gusti o sensibilità liturgiche, si tratta del grande attacco escatologico della fine dei tempi! Questa è una convinzione che ho cercato di presentare nella mia Circolare 2015:
L’anticristo deve sostituirsi al vero Cristo nella Chiesa. Dove è "lo stesso Cristo, nostra Pasqua" (CCC 1324) nella Chiesa? Nell'Eucarestia. Dunque la lotta si focalizza sul Mistero dell'Eucarestia. In 2Ts 2,3-4 si legge che l'anticristo «s'innalzerà sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto», cioè sopra l'Eucarestia. Non lo fa mai chiaramente, ma sempre con subdole ambiguità, sicché alla fine l'anticristo riuscirà ad «abolire il sacrificio» (Dn 12,11).


“Accogliendo la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena”. (31 dic. 1992, 485,g)


Vale la pena riprendere tutto il paragrafò nel Libro nostro:
- IL QUARTO SEGNO (DELLA FINE DEI TEMPI) È L’ORRIBILE SACRILEGIO, compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioè dall’anticristo. Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi adorare lui stesso come Dio. [La Madonna cita San Paolo:] “Costui verrà a mettersi contro tutto ciò che gli uomini adorano e chiamano Dio.
[Che cosa gli uomini adorano e chiamano Dio, se non Gesù nell'Eucarestia? Per me San Paolo annuncia l'attacco della fine dei tempi contro l'Eucaristia].
Il malvagio verrà con la potenza di Satana, con tutta la forza di falsi miracoli e di falsi prodigi. Userà ogni genere di inganno maligno per fare del male”. (2 Ts. 2,4-9) [Gesù stesso ne parla:]
Un giorno vedrete nel luogo santo colui che commette l’orribile sacrilegio. Il profeta Daniele ne ha parlato. Chi legge [Daniele]cerchi di comprendere”. (Mt. 24,15)
Figli prediletti, per capire in che cosa consiste questo orribile sacrilegio, leggete quanto viene predetto dal profeta Daniele.
Và, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi continueranno ad agire empiamente. Nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le comprenderanno.
Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni”. (Dn. 12, 9-12)
[Poi la Madonna spiega il senso delle profezie di Daniele:]
La Santa Messa è il sacrificio quotidiano, l’oblazione pura che viene offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole.
(Anche qui, la Madonna si riferisce a un passo della Bibbia, Ml 1,11. ripreso nella Preghiera Eucaristica N° 3]
Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. Accogliendo la dottrina protestante, [qui viene la scusa del valore dell'Ecumenismo], si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena. E così verrà soppressa la celebrazione della santa Messa.
[E nessuno ci vedrà niente di male, perché siamo tutti come accecati da tante cattive abitudini e modi di pensare, che tutti troveranno questo bene!]
In questa abolizione del sacrificio quotidiano CONSISTE L’ORRIBILE SACRILEGIO compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo, cioè di milleduecentonovanta giorni. (31 dic. 1992, 4° segno)


Meno male; dice Maria che questo tempo di abominio non durerà tanto tempo. Tempo duro, ma tempo effimero. E io interpreto: dopo, si compiranno tutte le promesse di Fatima, e tutte le promesse della Bibbia: il trionfa del Cuore Immacolato di Maria, e il ritorno di Gesù nella Gloria, glorificando anche la sua Presenza reale nelle Ostie Consacrate in tutti i Tabernacoli della terra, ad ammirazione di coloro che vedranno Colui che hanno trafitto.


«Attenzione! Gesù Cristo viene tra le nubi e tutti lo vedranno, anche quelli che lo uccisero; i popoli della terra saranno sconvolti. Sì, amen. Io sono il Primo e l’Ultimo, dice Dio, il Signore che è, che era e che viene, il Dominatore di tutto l’universo». (22 nov. 1992)


Ma prima, quelli che si opporranno a questa pseudo-riconciliazione fraterna universale, che sedurrà l'umanità intera - perché pochi avranno gli occhi aperti per vedere che si tratta di sacrificare la verità di Gesù Eucaristia (cfr. CCC 675), vedere che si tratta della grande apostasia anticristica - saranno considerati i nemici dell'Ecumenismo, i nemici della fraternità, i nemici dell'umanità riconciliata.


«Siete chiamati a diventare sempre più gli apostoli e i nuovi martiri di Gesù presente nell’Eucaristia. Per questo deve aumentare la vostra riparazione, la vostra adorazione, la vostra vita di pietà. Il Cuore Eucaristico di Gesù farà cose grandi in ciascuno di voi.» (13 luglio 1978)


Ho citato già due volte nelle mie due circolari questa frase di Giovanni Paolo Il, ma è così attuale che la riprendo adesso: «L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni» (Ecclesia de Eucharistia,10).


L'istruzione «Redemptionis Sacramentum», 11. cita anche Ecclesia de Eucharistia, 52: Il Mistero dell'Eucaristia «è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale". Chi al contrario, anche se Sacerdote, agisce così, assecondando proprie inclinazioni, lede la sostanziale unità del rito romano, che va tenacemente salvaguardata, e compie azioni in nessun modo consone con la fame e sete del Dio vivente provate oggi dal popolo, né svolge autentica attività pastorale o corretto rinnovamento liturgico, ma priva piuttosto i fedeli del loro patrimonio e della loro eredità. Atti arbitrari, infatti, non giovano a un effettivo rinnovamento, ma ledono il giusto diritto dei fedeli all'azione liturgica che è espressione della vita della Chiesa secondo la sua tradizione e la sua disciplina. Inoltre, introducono elementi di deformazione e discordia nella stessa celebrazione eucaristica che, in modo eminente e per sua natura, mira a significare e realizzare mirabilmente la comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio. Da essi derivano insicurezza dottrinale, perplessità e scandalo del popolo di Dio e, quasi inevitabilmente, reazioni aspre: tutti elementi che nel nostro tempo, in cui la vita cristiana risulta spesso particolarmente difficile in ragione del clima di "secolarizzazione", confondono e rattristano notevolmente molti fedeli». (cfr. stessa Congregazione, Istruzione Inaestimabile donum, 1980).


Contro questo clima di confusione e di tristezza, Maria ci dà una grande luce e una grande gioia: il suo Movimento! E le sue promesse ci danno una grande e potente speranza, superiore a tutti i motivi umani di disperare: Gesù sta per glorificare, e lo farà "adesso", la Sua Presenza reale nell'Eucaristia!


Père Laurent Larroque


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Per leggere la seconda meditazione di Père Laurent Larroque su questa tema, visitate:
La Protestantizzazione Progressiva della Messa Cattolica


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