Cari membri
del Cammino Neocatecumenale,
Dopo aver
servito voi per dieci anni, celebrando due Sante Messe con voi ogni
sabato sera, e anche tante celebrazioni penitenziali, vorrei offrirvi
una meditazione offerta da un Sacerdote, Père Laurent Larroque, a
più di 200 sacerdoti e più di 10 vescovi negli Esercizi Spirituali
Internazionali del Movimento Sacerdotale Mariano, a Collevalenza –
Santuario dell’Amore Misericordioso (di Madre Speranza), 21-27
giugno 2015.
Si può
considerare questa meditazione come una continuazione del mio
articolo:
“La
Messa Neocatecumenale”:
L’Attacco
Sottile e Potente all’Eucaristia
GESÙ
NELL'EUCARISTIA (1)
Nella mia
prima circolare (anno 2014), dicevo, riprendendo il pensiero di don
Stefano, che siamo davanti a quattro problemi contro Gesù
nell'Eucarestia, problemi che si possono anche chiamare attacchi
contro Gesù nell'Eucarestia: veri attacchi e non solo problemi, nel
corso dei tempi che viviamo: 1) contro la presenza reale di
Gesù nell'Eucarestia; 2) di conseguenza, contro i segni
attorno a Gesù nel Tabernacolo, segnati da grande trascuratezza,
e contro i tempi di adorazione pubblica di Gesù Eucaristia
nell'ostensorio, segnati da grande scarsità; 3) contro la
Comunione eucaristica in stato di grazia, con un dilagare
crescente di Comunioni in stato di peccato mortale, commettendo così
sacrilegi contro Gesù Eucaristia; e infine 4) molto sottile ma molto
determinato, contro lei natura sacrificale della Messa.
In
contrattacco, la Madonna, nel suo Libro, per aiutarci ad essere il
piccolo gregge dei fedeli nella vera fede in Gesù Eucaristia,
compie, mi sembra, tre cose: 1) Ci apre gli occhi su questa crisi
nei quattro settori: 2) Ci dà la soluzione con i suoi tre
bellissimi messaggi eucaristici, "di una bellezza
incomparabile", come soleva dire don Stefano: la soluzione è
l'adorazione, nell'attesa del ritorno di Gesù nella Gloria; e,
appunto, 3) Ci apre il cuore alla speranza, facendoci capire
quanto il vicino ritorno di Gesù nella gloria sarà anche, ed è
molto logico, la glorificazione della sua Presenza reale nella
Eucaristia.
In queste
mie quattro meditazioni, riprendo con voi questi tre aspetti. Da più
di un anno sto girando il mondo, con grande gioia, per parlare di
queste cose e ho avuto modo di approfondirle sempre di più, citando
quasi sempre gli stessi messaggi. Prima cito e poi commento.
Presenza
reale
“… il
mio Cuore di Mamma viene nuovamente lacerato dal vedere come, anche
fra i Sacerdoti, si diffondono dubbi sulla divina presenza di mio
Figlio Gesù nel mistero dell’Eucaristia. E così si propaga
l’indifferenza verso il Sacramento Eucaristico, si spegne
l’adorazione e la preghiera, aumentano ogni giorno i sacrilegi di
chi vi si accosta in stato di peccato mortale. Purtroppo anche fra i
Sacerdoti aumentano coloro che celebrano l’Eucaristia e non vi
credono più. Da alcuni di essi si nega la presenza reale di mio
Figlio Gesù; da altri la si vuole limitare al solo momento della
celebrazione della santa Messa; da altri ancora la si riduce ad una
presenza solo spirituale e simbolica. Questi errori tendono a
diffondersi, nonostante la dottrina sia stata chiaramente riaffermata
dal Magistero, soprattutto dal Papa. Verrà il tempo in cui,
purtroppo, questo errore sarà ancor più seguito; nella Chiesa quasi
si spegnerà il profumo della adorazione e del santo Sacrificio.
Giungerà così al culmine quell’abominio della desolazione che è
già entrato nel Tempio santo di Dio.” (24 dic. 1977)
Alcuni
sacerdoti negano la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. Sono
divenuti protestanti, anche se hanno ancora un posto nella Chiesa
cattolica. Altri, più sottilmente, credono nella presenza reale, ma
soltanto per la durata della Messa! L’altro giorno, in Costa Rica,
stavo lì a dare la mia meditazione davanti a un gruppo di Apostoli
del Movimento, e una delle suore che ci ospitavano e che ascoltava,
si alza per dare la sua testimonianza: c'è tale tipo di gruppo di
preghiera, che potrebbe essere anche un potente movimento nella
Chiesa, che dà veramente l'impressione di essere rientrare in questo
caso... Sembra che non hanno mai bisogno di celebrare in una chiesa;
e anche se celebrarlo in questa cappella dove c'è il Santissimo,
sembra che non ne tengano conto. Portano la loro tavola, che mettono
davanti all'altare; portano il loro proprio tipo di pane azzimo, e
alla comunione, consumano sempre tutto senza mai nessuna riserva di
Ostie consacrate da porre nel Tabernacolo. Non solo non fanno mai uso
del Tabernacolo, ma anche se c'è, la suora deve ripetere loro:
"guardate, qui, c'è il Santissimo, per favore, un minimo di
gesti di attenzione...".
"Apriamo
gli occhi, fratelli miei - ho detto ai fedeli un po' dappertutto -
perché sembra veramente che dilaghi molto in tutta la Chiesa questo
modo di fare, che pare corrispondere all'eresia di cui parla la
Madonna: alcuni riducono la Presenza reale solo alla durata della
Messa...".
Altri
riducono la presenza di Gesù a una presenza solo spirituale e
simbolica. Come se Gesù avesse detto: "questo è il simbolo
del mio Corpo". Gesù, che è la Parola di Dio, e che sta per
morire, dandoci la testimonianza suprema del suo Amore e della sua
Potenza, avrebbe potuto dircelo, se sapeva che era solo sua presenza
simbolica! "Questo è una cosa troppo incredibile da credere,
amici miei, allora non temete, ve le dico subito: questo è solo una
presenza simbolica mia in mezzo a voi”! Invece no! Gesù, Parola di
Dio, non ha detto così; ha detto: "Questo è il Mio Corpo".
Già Egli
aveva scandalizzato tutti per annunciare che avrebbe dato la propria
carne da mangiare e il suo sangue da bere... La Parola di Dio in
Persona sa che cosa dice, no? "lo, il Signore, dico e faccio",
come dice in Ez 37,14, quando risuscita tutta una schiera di morti.
E’ l'Onnipotente! Non c'è limite alla sua potenza di fare come
dice! Così già alla creazione: "che sia fatta la Luce! E fu
fatta la Luce". "Questo è il mio Corpo!" E questo è
il suo Corpo. "Le mie parole sono spirito e vita". Se
qualcuno è piccolo, entrerà nel mistero; se è un grande sapiente e
un intelligente, gli sarà nascosto il mistero.
Mi piace
citare qui la strofa dell’“Adoro te devote, latens Deitas":
Visus, tactus, gustus, in te fallitur; -- Sed auditu solo tuto
creditur: Credo quidquid dixit Dei Filius -- Nil hoc verbo veritatis
verius. Il vedere, il toccare, il gustare non servono li niente
davanti a Gesù Eucaristia; ma avendo sentito con le orecchie, io
credo tutto: sì, veramente, anche se non sento niente con gli altri
sensi, io credo tutto con il sentire il suono della Parola del Figlio
di Dio, Verbo incarnato che ha detto: "questo è il Mio corpo".
Non c'è parola più vera che questa parola del Figlio di Dio. E’
una certezza assoluta. Anche se si va contro la dittatura attuale del
relativismo, dove si dice che non è possibile avere delle certezze
assolute (relativo è il contrario di assoluto). In questa dittatura,
colui che ha delle certezze assolute può essere accusato di
fanatismo... Nil hoc verbo veritatis verius! E’ una gioiosa
certezza assoluta! Anche se devo morire martire sotto questa
dittatura!
"Ridurre
la presenza di Gesù a una presenza solo spirituale e simbolica"
viene dal razionalismo (nato, come spiega Maria nel suo Libro, come
conseguenza dei protestantesimo): volere mettere la religione nei
limiti della ragione. Volere spiegare la Parola di Dio con le sole
forze della ragione umana; forza molto bella, ma molto limitata per
capire l'infinito mistero di Dio: come - così don Stefano - non si
può mettere l'oceano in una vasca da bagno! Il razionalismo procede
dalla superbia, ed è, come spiega Maria, l'atteggiamento meno
indicato per avvicinarsi al mistero di Dio, e specialmente al mistero
di Dio nascosto, la "manna nascosta", l'Eucaristia.
Poi continua la Madonna:
“Questi
errori tendono a diffondersi, nonostante la dottrina sia stata
chiaramente riaffermata dal Magistero, soprattutto dal Papa.”
Nel 1977 il
Papa è il Beato Paolo VI. Aveva pronunciato una bellissima
«Professione di Fede», il «Credo del Popolo di Dio», nella festa
dei Santi Pietro e Paolo, 29 giugno del 1968. E Maria ci ha detto
così:
«Recitate
spesso la professione di fede, composta dal mio primo figlio
prediletto Papa Paolo VI (29 giugno 1968) in previsione di questi
difficili momenti». (3 dic. 1986, 340,h)
Non solo
“leggetela al pieno una volta nella vita", ma "recitate
spesso" questa professione di fede di Paolo VI, perché non
solo è la pura dottrina della fede, ma di più, cerca di smascherare
gli errori del nostro tempo, specialmente il razionalismo, che
ha portato al soggettivismo e al relativismo (che è diventato oggi
questa "dittatura del relativismo" come ha detto il Card.
Ratzinger la vigilia della sua elezione).
Forse devo
qui dare la definizione di questi concetti:
Soggettivismo
= la verità non può essere oggettiva, viene data solo in parte
al soggetto umano, all'uomo limitato nella sua capacità di
capire; non c'è verità oggettiva, ma solo opinioni diverse (da
rispettare per tolleranza...); dunque non c'è una Rivelazione di Dio
valida per tutti; ciascuno dunque si deve arrangiare con questa
Rivelazione.
Relativismo
= non si può dire che c'è una verità assoluta; la verità è
conosciuta solo in parte, e chi dice che essa può essere conosciuta
con certezza va denunciato come un pericoloso fanatico (nessuna
tolleranza per i nemici della tolleranza! - dittatura del
relativismo).
Io riporto
qui (senza leggere tutto) i due chiari paragrafi di Papa Paolo VI
sull'Eucaristia nella sua "Professione di Fede":
“Noi
crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la
persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento
dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del
suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso
sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che,
come il pane e il vino consacrati dal Signore nell’ultima Cena sono
stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco
sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane
e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel
Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che
la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad
apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e
sostanziale (Cfr. Dz.-Sch. 1651)
(https://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/homilies/1968/documents/hf_p-vi_hom_19680630.html).
Pertanto
Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante
la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante
la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre
rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino
percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata
dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione.
Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche
modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve
mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal
nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la
consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue
adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le
specie sacramentali del pane e del vino (Cfr. Dz-Sch. 1642,
1651-1654; Paolo VI, Enciclica Mysterium Fidei), proprio come il
Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci
all'unità del suo Corpo Mistico (Cfr. Summa Theologica 111, 73, 3).
L'unica ed
indivisibile esistenza del Signore glorioso nel Cielo non è
moltiplicata, ma è resa presente dal Sacramento nei numerosi luoghi
della terra dove si celebra la Messa. Dopo il Sacrificio, tale
esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel
tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed
è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell'Ostia
santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non
possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è reso presente
dinanzi a noi».
Tabernacolo
Ci sono qui
dei punti che devo sottolineare: dice Papa Paolo VI: "il
tabernacolo è il cuore vivente di ciascuna delle nostre
chiese"... Quanto fa soffrire allora questa moda oggi molto
diffusa di porre Gesù Eucaristico non più solamente in un angolo
della chiesa, ma ancor più: porlo fuori della sua chiesa, in una
cappella della adorazione, con la scusa di proteggerlo e adorarlo
meglio! Non è vero!
Per me
questa moda - che non si sa da dove viene -, questo modo di mettere
Gesù al lato, è il mistero dell'anticristo in atto: volere Gesù
fuori della sua chiesa per mettersi al suo posto. Non si può entrare
in certe chiese senza avere questa pessima impressione "hanno
tolto Gesù per mettere l'uomo al suo posto!". E di fatto,
mentre il tabernacolo è introvabile nelle chiesa, perché è in una
cappella all'ingresso della chiesa, quasi fuori della sua Chiesa, si
vede invece il seggio del celebrante come un trono di pietra, in alto
su basi solide, come per dire: adesso l'uomo regna nella Chiesa, e la
pietra di base, cioè il tabernacolo, è stata scartata dai
costruttori. E il tempio di Dio si trova vuoto di Dio stesso! Una
volta sono anche entrato in una chiesa, vuota del suo tabernacolo.
Cercandolo, entro nella sagrestia, e lì in fondo, dov'è scritto
"uscita", ho trovato finalmente la piccola cappella del
Santissimo. Per me fu tutto un simbolo per dirmi: "ti hanno
fatto fuori della tua Chiesa, o Gesù!". Dovevo incontrare
l'arcivescovo della città, e non ho potuto non parlargli di questa
moda nella chiesa. Mi ha risposto: si. è vero, non capisco nemmeno
io questa moda, che va contro le disposizioni della disciplina
eucaristica della Chiesa, scritte nella Istruzione della
Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti
«Redemptionis Sacramentum», del 25 marzo 2004. Allora sono andato a
verificare, e di fatto è detto così:
[130.] “
“Secondo la struttura di ciascuna chiesa e le legittime
consuetudini locali, il Santissimo Sacramento sia conservato nel
tabernacolo in una parte della chiesa di particolare dignità,
elevata, ben visibile e decorosamente ornata”, nonché, in virtù
della tranquillità del luogo, dello spazio davanti al tabernacolo e
della presenza di panche o sedie e inginocchiatoi, “adatta alla
preghiera".” Cfr. anche CIC 938,2: “Il Tabernacolo... sarà
posto in un luogo... notevole, visibile, ornato con decoro, idoneo
alla preghiera”. Dunque non una chiesa dove si deve passare dalla
sagrestia, con la parola "uscita", per finalmente trovare
Gesù nel Tabernacolo... la Madonna dice:
“Gesù
nella Eucaristia tornerà ad essere il centro delle vostre riunioni
ecclesiali, perché la Chiesa è il suo tempio, la sua casa
che è stata costruita, soprattutto, perché possa rifulgere in mezzo
a voi la sua divina presenza. Figli prediletti, purtroppo
in questi tempi la tenebra ha oscurato anche il Tabernacolo: attorno
vi è tanto vuoto, tanta indifferenza, tanta negligenza Ogni giorno
aumentano i dubbi, le negazioni e i sacrilegi.
Il Cuore
Eucaristico di Gesù è nuovamente ferito dai suoi, nella sua Casa,
nello stesso luogo ove ha posto la sua divina dimora fra voi.
Tornate
ad essere gli adoratori perfetti, i ministri ferventi di Gesù
Eucaristico che, per mezzo di voi, ancora si rende presente, ancora
si immola e si dona alle anime. Portate tutti a Gesù nella
Eucaristia: alla adorazione, alla comunione, ad un amore più grande
(14 giugno 1979)
“Gesù
oggi viene circondato dal vuoto, formato specialmente da voi
Sacerdoti che, nella vostra azione apostolica, girate spesso
inutilmente e molto alla periferia, andando verso le cose meno
importanti e più secondarie, dimenticando che il centro della vostra
giornata sacerdotale deve essere qui, davanti al Tabernacolo, dove
Gesù è presente e viene custodito soprattutto per voi.
È
circondato anche dalla indifferenza di tanti miei figli, che vivono
come se Lui non ci fosse, e, quando entrano in Chiesa per le funzioni
liturgiche, non si accorgono della Sua divina e reale presenza fra
voi.
Spesso
Gesù Eucaristico viene messo in un angolo sperduto, mentre deve
essere posto al centro della Chiesa, deve essere posto al
centro delle vostre riunioni ecclesiali, perché la Chiesa
è il Suo tempio, che è stato costruito prima per Lui e poi per voi.
Amareggia
profondamente il mio Cuore di Mamma il modo con cui Gesù, presente
nel Tabernacolo, viene trattato in tante chiese, dove è riposto in
un cantuccio, come fosse un oggetto qualsiasi da
usare per le vostre riunioni ecclesiali.” (8 agosto 1986)
Sacrilegi
“Aiutate
tutti ad accostarsi a Gesù Eucaristico in maniera degna, con il
coltivare nei fedeli la coscienza del peccato, con l’invitarli a
presentarsi alla Comunione sacramentale in stato di grazia, con
l’educarli alla confessione frequente, la quale diventa necessaria,
a chi si trova in peccato mortale, per ricevere l’Eucaristia.
Figli
prediletti, fate argine al dilagare dei sacrilegi: mai come in questi
tempi si fanno tante comunioni e in maniera tanto indegna. La Chiesa
è intimamente ferita dalla diffusione delle Comunioni sacrileghe. È
giunto il tempo in cui la vostra Mamma Celeste dice: basta.” (14
giugno 1979)
Giovanni
Paolo II, in Ecclesia de Eucharistia, 36, cita San Paolo e San
Giovanni Crisostomo
(http://www.vatican.va/holy_father/special_features/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_20030417_ecclesia_eucharistia_it.html):
«Ciascuno,
pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di
questo calice» (1 Cor 11,28). San Giovanni Crisostomo, con la forza
della sua eloquenza, esortava i fedeli: « Anch'io alzo la voce,
supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa
con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento,
infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille
volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di
castighi».
E poi il
Papa cita il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 1385; l'ho già
citato nella mia prima circolare): « In questa linea giustamente il
Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: « Chi è consapevole
di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della
Riconciliazione prima di accedere alla comunione ». Desidero quindi
ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con
cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione
dell'apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione
dell'Eucaristia, « si deve premettere la confessione dei peccati,
quando uno è conscio di peccato mortale"».
Che cosa ha
detto san Paolo? «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi
di questo pane e beva di questo calice, perché chi mangia e beve
senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria
condanna» (1Cor 11,28-29).
Il Concilio
di Trento concretizza questa severa ammonizione di San Paolo dicendo
che non ci si può comunicare in stato di peccato mortale, se no, non
solo non si riceve nessuna grazia, ma si commette un peccato di più,
quello del sacrilegio. E il Papa Giovanni Paolo II, con coraggio,
dice: «desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella
Chiesa la norma» secondo la quale "si deve premettere la
confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato
mortale".
E’ vero
che al livello pastorale, dobbiamo dire queste cose con cautela, con
amore, per non far fuggire la gente, o per non farsi bastonare da
qualche autorità della chiesa, che potrebbe accusarci di essere
pastori cattivi e rigoristi. Io ho imparato per esempio ad avvertire
la gente appena prima della comunione, per non prendere la gente a
rovescio psicologicamente, senza lasciare il tempo di riflettere per
conto loro: se devo parlare di queste cose è perché sento che ce ne
sono tanti che potrebbero accostarsi alla comunione mentre sembrano
così lontano dalla Chiesa, allora parlo di queste cose all'omelia,
con chiarezza, senza essere troppo vago, se no, non capiscono niente,
ma anche con carità per fare capire il mio punto di vista.
Poi
l'enciclica prosegue (n° 37): «L'Eucaristia e la Penitenza sono due
sacramenti strettamente legati». Così io leggo l'ingiunzione di
Gesù a Pietro: «Se io non ti lavo, tu non avrai parte con me» (Gv
13,8), cioè: Se non c'è la confessione, non ci può essere la
comunione. Soprattutto se uno dice: "io mi confesso direttamente
a Dio”! Ah si? Allora vai a comunicare direttamente a Dio!
Poi c'è il
problema dei divorziati già sposati in chiesa che vorrebbero
accostarsi alla comunione. Sappiamo che se vogliono comunicare, o ci
vuole prima una dichiarazione ufficiale, canonica, della nullità di
un matrimonio precedente, o si deve vivere come fratelli e sorelle...
cioè intraprendere un cammino di penitenza. Sarebbe la linea
evangelica, perché nel Vangelo su questo problema Gesù è stato
molto chiaro: chiama adulterio il secondo matrimonio (Mc 10,11-12).
Nella Familiaris Consortio Papa Giovanni Paolo già da tempo
(1981) ha dato dei paragrafi chiari ed evangelici su questo tenta
(no. 84):
«La
Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra
Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati
risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il
loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente
a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata
dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se
si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero
indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa
sull'indissolubilità del matrimonio.
La
riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la
strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a
quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della
fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita
non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò
comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi
- quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare
l'obbligo della separazione, “assumono l'impegno di vivere in piena
continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi"».
Dunque, ci
sono delle situazioni soggettivamente differenti, con gradi di
colpevolezza o di giustizia, che devono essere presi in
considerazioni da noi, pastori; però, spero che la legge, che è la
stessa per tutti, sia chiara almeno per noi sacerdoti. Situazione
soggettiva non deve diventare soggettivismo, cioè come se fosse
lasciato alla mia discrezione di sacerdote la possibilità di dare o
meno la comunione, in segreto, per esempio. La situazione dei
divorziati risposati è oggettivamente una situazione che
rende impossibile la comunione eucaristica, anche se sono molto bravi
per altri aspetti.
"Vige
e vigerà sempre nella Chiesa questo tipo di norma" dice
San Giovanni Paolo II: non si può cambiare la sostanza dei
sacramenti dell'Eucaristia e del Matrimonio. Non è la Chiesa che
deve convertirsi al mondo, è il mondo che deve convertirsi e credere
al Vangelo.
Dimensione
sacrificale della Messe
“Sono
sempre accanto a voi quando celebrate il Sacrificio della Santa
Messa, che rinnova quello compiuto da Gesù sulla Croce.
Con Gesù
che, per mezzo di voi, compie oggi il suo Sacrificio, lo sono sempre
accanto ad ogni Altare per offrire con voi al Padre celeste, sul mio
Cuore Immacolato, la Vittima preziosa della nostra redenzione.
Oggi è
necessario mettere in maggiore luce il valore della Santa Messa come
Sacrificio che rinnova, in maniera incruenta ma vera, quello compiuto
da Gesù sul Calvario.” (5 luglio 1984)
"Oggi
è necessario mettere in maggiore luce il valore della Santa Messa
come..." cena? o come Sacrificio? Da 50 anni, i catechismi che
ho avuto modo di utilizzare in Francia, tutti senza eccezione
valorizzano l'aspetto di cena e minimizzano fino alla scomparsa
totale la dimensione sacrificale della Messa. Già 20 anni fa,
facendo un corso alle catechiste, avevo preso il CCC sull'Eucaristia,
che sviluppa come è giusto la dimensione sacrificale della Messa, e
ho avuto delle catechiste che si sono ribellate perché non parlavo
abbastanza della messa come momento fraterno e festivo... Riprendo
Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 10, citato nelle
due mie circolari:
«Si
aggiungono, nell'uno o nell'altro contesto ecclesiale, abusi che
contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica
su questo mirabile Sacramento. Emerge talvolta una comprensione assai
riduttiva del Mistero eucaristico. Spogliato del suo valore
sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e
il valore di un incontro conviviale fraterno».
E questo si
vede purtroppo molto spesso. Tutto sembra combinato per fare della
Messa un tipo di "one-man-show" del celebrante, con tanti
interventi che prolungano molto la Liturgia della Parola, qualche
volta molto rumorosi, per poi ridurre il momento della Consacrazione
al minimo. Mi sembra strano anche il fatto di alcuni celebranti che,
dopo le parole della Consacrazione, non alzino l'ostia sopra di loro:
solo alla loro altezza, come per dire che Gesù Eucaristia non è da
elevare tanto... E poi talmente in fretta che sembra veramente che si
vuole maltrattarlo... Ma non si deve giudicare; alcuni potrebbero
fare lunghe genuflessioni ed essere dei puri attori di cinema...
Se si perde
la dimensione sacrificale della Messa, allora si perde la dimensione
sacrificale del Sacerdozio, e del Battesimo.
Se la Messa
non è più il Sacrificio di Gesù, allora non è più il centro
della vita del Sacerdote, che deve vivere, come ha promesso alla sua
ordinazione, conformando la sua vita alla Croce del Signore, cioè
facendo della Messa il centro della sua vita sacrificata per Gesù
e per le anime. Se per il Sacerdote non è più il modo di dire
con Gesù "questo è il mio corpo sacerdotale offerto nello
stesso momento e nello stesso movimento dell'offerta di Gesù al
Padre suo", allora tutto è vuoto di senso. E’ l'abomino della
desolazione.
Se la messa
non è più il Sacrificio di Gesù, allora non è più il centro
della vita del battezzato, del cristiano, l'offertorio non è più
offrire la sua vita con Gesù... Qualche volta si vedono
all'offertorio delle danze, portando tutti i frutti della terra; va
bene, però, ho paura che questo sia fatto perdendo di vista il vero
senso dell'offertorio, dell'unione della nostra vita al Sacrificio di
Gesù.
Ogni vita è
una Messa, e ogni anima è una ostia, diceva Marthe Robin. Questo non
si può perdere di vista senza perdere tutto il cristianesimo. Cioè
sarebbe l'abominio della desolazione.
Penso alla
scena di Isacco che va col padre Abramo verso il luogo del sacrificio
(Gn 22): "Padre", dice lui. "Sì, figlio mio, dimmi"
"Io vedo bene il legno per il fuoco, e il coltello... Ma non
vedo l'agnello per il sacrificio...". Allora si può immaginare
il povero padre che alza gli occhi angosciosi al Cielo chiedendo
l'aiuto di Dio... Ed io immagino che si attua allora la parola che
dirà un giorno Gesù: "Abramo esultò nella speranza di vedere
il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò" (Gv 8,56). Allora si
gira verso il figlio: "Dio stesso provvederà l'agnello per
l'olocausto, figlio mio!". Sarà Gesù... Ed ecco che arriva
finalmente Giovanni Battista, dopo tanti secoli, mostrando Gesù:
“Ecco l'agnello di Dio, ecco l'agnello promesso, ecco colui che
toglie il peccato del mondo!" (Gv 1,29).
Noi diciamo
al Gloria e un po' prima della Comunione: «Agnello di Dio, tu che
togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi...». Qualche volta
siamo talmente abituati a queste parole che non badiamo più a chi
stiamo parlando... Gesù, l'Agnello di Dio preannunciato dal Padre da
tanti secoli, «predestinato già prima della fondazione del mondo»,
come dice san Pietro (1Pt 1,20), è colui che si dà a noi nel
sacrificio di Se stesso in ciascuna Messa. E l'Ostia consacrata è
ostia perché vuol dire vittima. Non è un tipo di pane...
E noi,
sacerdoti, che cosa diciamo, allora? Siamo dei nuovi Giovanni
Battista: prendiamo l'ostia e diciamo: "Eccolo! Ecco l'Agnello
di Dio stabilito prima del mondo per mantenere il mondo
nell'esistenza, ecco colui che con il suo Sacrificio redime il
mondo”; senza di lui, senza la Messa, senza il sacerdote, il mondo
non ha più nessun senso, nessuna ragione di esistere ancora! E che
cosa dice ancora Giovanni Battista? "O umanità, io ti chiamo,
vieni al tuo Sposo. Chi ha la sposa è lo Sposo divino. Chi ha la
sposa, cioè l'umanità, è lo Sposo, cioè Gesù, Dio che è venuto
a sposare l'umanità. Ma io, sacerdote, sono l'amico dello Sposo, ed
esulto di gioia nell'ascoltare la voce dello Sposo, quando chiama
l'umanità a dirgli di sì, per divenire la sua Sposa. (Perché non
si può avere un matrimonio senza un sì reciproco).
Il sì di
Gesù è la sua Incarnazione fino al dono di sé sulla Croce. Il sì
dell'umanità è la fede in Lui, nel Suo Amore totale e fedele. E
questo lo fa essendo l'Agnello immolato per la Redenzione del mondo.
Ed è questa la mia gioia, dice Giovanni Battista (Gv 3,29); ed è la
mia gioia, dice il sacerdote, portare l'umanità al Suo Sposo
mediante la fede, e la mia gioia è completa così: specialmente
quando mostro all'umanità, che si tiene qui davanti a me alla Messa,
l'Ostia consacrata dicendo alla Sposa: ecco, io l'amico dello Sposo,
ti dico che sei beata per le tue nozze con Gesù: ecco l'Agnello di
Dio, beati gli invitati al grande eterno banchetto delle Nozze
dell'Agnello! Ed io, sacerdote, trovo la mia gioia completa così,
nel mio essere amico dello Sposo. Non ho bisogno di andare a trovare
altre gioie nel mondo, nel piacere al mondo, nel cercare la vana
gloria del mondo, o ancora nell'alcol, o nei divertimenti, nelle
compensazioni diversamente lecite o totalmente fuori strada... La mia
gioia è completa a essere un nuovo Giovanni Battista che mostra
l'Agnello di Dio, fino alla testimonianza suprema.
Poi
aggiungo, come diceva don Stefano: non meravigliatevi se Satana è
riuscito a vagliarvi, a mordere il tallone di Maria che siamo noi,
facendoci cadere nelle sue insidie. Non scoraggiatevi. Venite alla
confessione e ripartite più sicuri della misericordia dell'Amico
nostro, per essere ancor più misericordiosi nei confronti delle
nostre pecore.
Tutto
questo per dirvi che alla Messa, come Sacrificio, noi viviamo il
nostro proprio mistero, invitando tutti alle Nozze dell'Agnello, e
trovando la nostra gioia nel sacrificio di noi stessi insieme a Lui:
"La umanità ti appartiene, Gesù; tu me l'hai affidata, però,
tu deve crescere nel loro cuore, e io invece diminuire, nella gioia
di vedere l'umanità andare a te" "Oggi è necessario
mettere in maggiore luce il valore della Santa Messa, (il valore del
Sacerdozio, il valore del Battesimo) come Sacrificio".
“Nella
Eucarestia Gesù Cristo è realmente presente col suo Corpo glorioso
e la sua divinità. Allora la massoneria ecclesiastica, in tante e
subdole maniere, cerca di attaccare la pietà ecclesiale verso il
Sacramento della Eucarestia. Di essa valorizza solo l’aspetto della
Cena, tende a minimizzare il suo valore sacrificale, cerca di negare
la reale e personale presenza di Gesù nelle Ostie consacrate.
Per
questo si sono gradualmente soppressi tutti i segni esterni, che sono
indicativi della fede nella presenza reale di Gesù nella Eucarestia,
come le genuflessioni, le ore di adorazione pubbliche, la
consuetudine santa di circondare il Tabernacolo di luci e di fiori.”
(13 giugno 1989)
Grazie,
Maria, di aprirci gli occhi su questi problemi: non sono questioni di
gusto o sensibilità liturgica nella Chiesa; no, sono un vero
attacco contro l'Eucaristia, tutte queste mode di mettere Gesù
da parte; di mettere il tabernacolo a lato e spesso più basso della
sede del celebrante (che è messa spesso al centro, grande e grossa
come per un principe); di fare le ostie brune invece che bianche; (li
farle friabili invece che compatte, con sempre tanti frammenti di cui
nessuno si cura; di prendere ostie grandi che poi bisogna dividere,
con tanti inconvenienti. Poi io soffro, in tante Messe che vivo
girando il mondo, della semplificazione sistematica dell'offertorio,
o delle purificazioni dopo la comunione: anche li, un modo di
disprezzare i segni di rispetto a Gesù Eucaristico. Bisognerebbe
rileggere bene e ubbidire alla Redemptionis Sacramentum della
Congregazione per il Culto Divino, 2004.
Se uno
vuole farla rispettare: genuflessioni ecc., si fa facilmente
etichettare di tradizionalista, integralista, di ritardato, di
retrogrado... Ci vuole il Difensore per non lasciarsi turbare
da tutte queste accuse!
Sapete che
accusatore si dice satana nella bibbia; che Difensore
(Avvocato della difesa) è il nome che Gesù dà allo Spirito
Santo nel discorso dopo l'ultima cena, quando annuncia l'odio del
mondo contro i discepoli... Non si tratta più di gusti o sensibilità
liturgiche, si tratta del grande attacco escatologico della fine dei
tempi! Questa è una convinzione che ho cercato di presentare nella
mia Circolare 2015:
L’anticristo
deve sostituirsi al vero Cristo nella Chiesa. Dove è "lo stesso
Cristo, nostra Pasqua" (CCC 1324) nella Chiesa? Nell'Eucarestia.
Dunque la lotta si focalizza sul Mistero dell'Eucarestia. In 2Ts
2,3-4 si legge che l'anticristo «s'innalzerà sopra ogni essere che
viene detto Dio o è oggetto di culto», cioè sopra l'Eucarestia.
Non lo fa mai chiaramente, ma sempre con subdole ambiguità, sicché
alla fine l'anticristo riuscirà ad «abolire il sacrificio» (Dn
12,11).
“Accogliendo
la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un
sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù
fece nella sua ultima cena”. (31 dic. 1992, 485,g)
Vale la
pena riprendere tutto il paragrafò nel Libro nostro:
- IL
QUARTO SEGNO (DELLA FINE DEI TEMPI) È L’ORRIBILE SACRILEGIO,
compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioè dall’anticristo.
Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi
adorare lui stesso come Dio. [La Madonna cita San Paolo:] “Costui
verrà a mettersi contro tutto ciò che gli uomini adorano e chiamano
Dio.
[Che cosa
gli uomini adorano e chiamano Dio, se non Gesù nell'Eucarestia? Per
me San Paolo annuncia l'attacco della fine dei tempi contro
l'Eucaristia].
Il
malvagio verrà con la potenza di Satana, con tutta la forza di falsi
miracoli e di falsi prodigi. Userà ogni genere di inganno maligno
per fare del male”. (2 Ts. 2,4-9) [Gesù stesso ne parla:]
“Un
giorno vedrete nel luogo santo colui che commette l’orribile
sacrilegio. Il profeta Daniele ne ha parlato. Chi legge
[Daniele]cerchi di comprendere”. (Mt. 24,15)
Figli
prediletti, per capire in che cosa consiste questo orribile
sacrilegio, leggete quanto viene predetto dal profeta Daniele.
“Và,
Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della
fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi
continueranno ad agire empiamente. Nessuno degli empi intenderà
queste cose, ma i saggi le comprenderanno.
Ora, dal
tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto
l’abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta
giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a
milletrecentotrentacinque giorni”. (Dn. 12, 9-12)
[Poi la
Madonna spiega il senso delle profezie di Daniele:]
La Santa
Messa è il sacrificio quotidiano, l’oblazione pura che viene
offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole.
(Anche qui,
la Madonna si riferisce a un passo della Bibbia, Ml 1,11. ripreso
nella Preghiera Eucaristica N° 3]
Il
sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario.
Accogliendo la dottrina protestante, [qui viene la scusa del
valore dell'Ecumenismo], si dirà che la Messa non è un
sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù
fece nella sua ultima cena. E così verrà soppressa la celebrazione
della santa Messa.
[E nessuno
ci vedrà niente di male, perché siamo tutti come accecati da tante
cattive abitudini e modi di pensare, che tutti troveranno questo
bene!]
In
questa abolizione del sacrificio quotidiano CONSISTE L’ORRIBILE
SACRILEGIO compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà di circa
tre anni e mezzo, cioè di milleduecentonovanta giorni. (31 dic.
1992, 4° segno)
Meno male;
dice Maria che questo tempo di abominio non durerà tanto tempo.
Tempo duro, ma tempo effimero. E io interpreto: dopo, si compiranno
tutte le promesse di Fatima, e tutte le promesse della Bibbia: il
trionfa del Cuore Immacolato di Maria, e il ritorno di Gesù nella
Gloria, glorificando anche la sua Presenza reale nelle Ostie
Consacrate in tutti i Tabernacoli della terra, ad ammirazione di
coloro che vedranno Colui che hanno trafitto.
«Attenzione!
Gesù Cristo viene tra le nubi e tutti lo vedranno, anche quelli che
lo uccisero; i popoli della terra saranno sconvolti. Sì, amen. Io
sono il Primo e l’Ultimo, dice Dio, il Signore che è, che era e
che viene, il Dominatore di tutto l’universo». (22 nov. 1992)
Ma prima,
quelli che si opporranno a questa pseudo-riconciliazione fraterna
universale, che sedurrà l'umanità intera - perché pochi avranno
gli occhi aperti per vedere che si tratta di sacrificare la verità
di Gesù Eucaristia (cfr. CCC 675), vedere che si tratta della grande
apostasia anticristica - saranno considerati i nemici
dell'Ecumenismo, i nemici della fraternità, i nemici dell'umanità
riconciliata.
«Siete
chiamati a diventare sempre più gli apostoli e i nuovi
martiri di Gesù presente nell’Eucaristia. Per questo
deve aumentare la vostra riparazione, la vostra adorazione, la vostra
vita di pietà. Il Cuore Eucaristico di Gesù farà cose grandi in
ciascuno di voi.» (13 luglio 1978)
Ho citato
già due volte nelle mie due circolari questa frase di Giovanni Paolo
Il, ma è così attuale che la riprendo adesso: «L'Eucaristia è
un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni»
(Ecclesia de Eucharistia,10).
L'istruzione
«Redemptionis Sacramentum», 11. cita anche Ecclesia
de Eucharistia, 52: Il Mistero dell'Eucaristia «è
troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con
arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la
dimensione universale". Chi al contrario, anche se Sacerdote,
agisce così, assecondando proprie inclinazioni, lede la sostanziale
unità del rito romano, che va tenacemente salvaguardata, e compie
azioni in nessun modo consone con la fame e sete del Dio vivente
provate oggi dal popolo, né svolge autentica attività pastorale o
corretto rinnovamento liturgico, ma priva piuttosto i fedeli del loro
patrimonio e della loro eredità. Atti arbitrari, infatti, non
giovano a un effettivo rinnovamento, ma ledono il giusto
diritto dei fedeli all'azione liturgica che è espressione della vita
della Chiesa secondo la sua tradizione e la sua disciplina. Inoltre,
introducono elementi di deformazione e discordia nella stessa
celebrazione eucaristica che, in modo eminente e per sua natura, mira
a significare e realizzare mirabilmente la comunione della vita
divina e l'unità del popolo di Dio. Da essi derivano insicurezza
dottrinale, perplessità e scandalo del popolo di Dio e, quasi
inevitabilmente, reazioni aspre: tutti elementi che nel nostro tempo,
in cui la vita cristiana risulta spesso particolarmente difficile in
ragione del clima di "secolarizzazione", confondono e
rattristano notevolmente molti fedeli». (cfr. stessa
Congregazione, Istruzione Inaestimabile donum, 1980).
Contro
questo clima di confusione e di tristezza, Maria ci dà una
grande luce e una grande gioia: il suo Movimento! E le sue promesse
ci danno una grande e potente speranza, superiore a tutti i motivi
umani di disperare: Gesù sta per glorificare, e lo farà "adesso",
la Sua Presenza reale nell'Eucaristia!
Père
Laurent Larroque
- - -
Per leggere
la seconda meditazione di Père Laurent Larroque su questa tema,
visitate:
La
Protestantizzazione Progressiva della Messa Cattolica
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